Tre(nt?)anni son passati

…2006

Quella del 23 maggio scorso à stata la data che ha segnato i trent’anni esatti da quando Renata Tebaldi, nel 1976, volle donare il suo ultimo canto a tanti, tantissimi ammiratori, accorsi per lei alla Scala di Milano; e, se diciamo donare, lo facciamo a ragion veduta perché quel recital ebbe scopo esclusivamente benefico, tutto a favore delle popolazioni friulane appena colpite da un sisma devastante.

A chi appena conosca le ingenerose regole della notorietà non potrà sfuggire quanto eccezionale sia che un tal lasso di tempo sia trascorso senza che ne sia stata benché minimamente scalfita una popolarità internazionale – qual è incontestabilmente quella della Tebaldi – mai basata su motivazioni extramusicali né incrementata da gossip o dal dettato del business a tutti i costi.

Iniziative che richiamino amorosamente il ricordo del soprano, in effetti, le vediamo moltiplicarsi con una frequenza che ha dello straordinario, pur senza saturare calendari celebrativi alle cadenze più pretestuose.

La più notevole ci appare, assieme all’operatività della Fondazione intitolata alla grande artista nella Repubblica di San Marino, quella che vede una mostra itinerante di costumi, abiti, testimonianze e documenti rari dell’artista e della donna Tebaldi.

Commoventemente intitolata a Renata Tebaldi: profonda ed infinita, la raccolta, da non poter altrimenti definire se non tout court splendida, è stata curata con grande competenza, in primis, da Giovanna Colombo ed Angelo Sala, senza che debba sottovalutarsi l’apporto determinante di uno sperimentato staff. Inaugurata al Regio di Parma e passata, poi, alla Scala con grande afflusso di pubblico, l’esposizione troverà quanto prima spazio adeguato ancora a Barcellona, Roma, Napoli, Palermo, Mosca, Cincinnati, Tokyo e in altre sedi: insomma, una sorta di tournèe che sembra richiamare i lunghi giri concertistici del soprano, con l’intuibile attesa di gran folla di fan e addetti ai lavori.

La Decca, poi, la casa discografica londinese che se ne assicurò in esclusiva le incisioni in studio, ripubblica con ininterrotta fortuna le opere complete e i recital incisi a suo tempo dal soprano: tra le più recenti troviamo la ristampa delle opere che la Tebaldi incise ai primi degli anni ’50, con la voce più bella e salda che si possa mai immaginare. Così, “Manon Lescaut”, “La Bohème”, “Tosca”, “Madama Butterfly” e “Turandot” di Puccini, “Il Trovatore”, “La Traviata”, “Aida” e “Otello” di Verdi nonché l’“ Andrea Chénier” di Giordano, si sono affiancate alla recente emissione di un documento ‘live’ di assoluta eccezione, qual è la verdiana “Messa di Requiem”, registrata nel ’51 con i complessi scaligeri diretti da Victor De Sabata.

Case discografiche a diffusione nazionale provvedono, a loro volta, a diffondere su Cd le maggiori interpretazioni ‘live’ del soprano e, una per tutte, è da segnalare una splendida “Madama Butterfly”, registrata nel ’58 direttamente all’Arena Flegrea di Napoli. In proposito, ci piace riportare uno stralcio della lusinghiera recensione che Stephen Hastings ha dedicato a questo documento sonoro sul mensile “Musica”: <…la Tebaldi delinea una Butterfly toccante e diversa da qualunque altra, prima o dopo. Nessun altra Butterfly infatti unisce una simile bellezza sonora ad ogni altezza ed una dizione così limpida e pregnante. E’ evidente che il soprano crede totalmente nella parte e aderisce con spontaneità alla poetica di Puccini e i suoi librettisti…La sua totale onestà interpretativa appare oggi più commovente che mai>.

In conclusione, è da sottolineare che il più aggiornato dizionario musicale, quello curato da Piero Mioli per la BUR-Rizzoli, “Il Dizionario della Musica classica” del dicembre 2005, ha dedicato proprio alla voce della Tebaldi la scheda più corposa tra quelle riservate a cantanti d’opera e, tra le molte chiose laudative, recita testualmente: <…La “voce d’angelo”, secondo la nota definizione di Toscanini, vantava sì una timbratura più unica che rara, quasi intrisa di tutti i colori dell’iride, e di un’omogeneità altrettale; ma s’avvaleva anche di un’espressione lirica di somma eleganza e di un bagaglio tecnico eccellente si nell’emissione che nella dinamica (memorabili gli attacchi e le tenute del suono)….Ha praticato poco il belcanto storico, ma ha fondato un belcanto perenne…>.

Il che ci sembra riassuma in maniera esemplare le doti di un’artista del canto che lo stesso Mioli, in occasione di un convegno musicologico bolognese dell’anno scorso, volle definire icasticamente “LA VOCE IDEALE”.

Vincenzo Ramón Bisogni