Senza alcun dubbio, tra i nomi di Ettore Campogalliani, nei primi mesi di Conservatorio a Parma, e di Ugo De Caro, l’ultimissimo degli anni statunitensi, il nome che prende evidenza piena tra quelli dei docenti di canto che si videro affidare il compito (facilissimo ed arduo a un tempo) di arricchire di adeguata dottrina tecnica l’ugola privilegiata della Tebaldi fu quello di Carmen Melis, primadonna dei primi decenni del 1900 di fascino muliebre tale da lasciare in ombra doti sopranili che, educate alla leggendaria scuola di Antonio Cotogni, l’avevano inserita di diritto in cast diretti da Toscanini, Zandonai, De Sabata, Marinuzzi…. Quest’ultimo, esigentissimo, accingendosi a dirigerla nel 1905 in una Tosca al Coccia di Novara, ne aveva fatto cenno in una lettera ai suoi: “…La primadonna è una stupenda ragazza sarda… voce bella…”.
Dopo le maggiori ribalte liriche italiane (Scala, San Carlo, Costanzi di Roma), la Melis aveva trovato ampi consensi anche a Londra, a Parigi, negli Stati Uniti (da New York a San Francisco e a Boston, frequente partner di Caruso), per non parlare del Bolshoi di Mosca e del Marijnsky della San Pietroburgo degli Zar.
Né pochi erano stati i personaggi che, designata dagli stessi compositori, la Melis aveva creato in prima esecuzione assoluta, a cominciare dalla Ginevra della Cena delle Beffe di Giordano dove era indispensabile far appello anche alla seducente presenza scenica, così come in Manon (quella di Massenet e quella di Puccini) e, manco a dirlo, in Salome e in Thaïs.
La critica del tempo le accreditò interpretativamente “palpiti appassionati e dolenti, …dolcezza e sensibilità, …spirito di poesia e di realtà, …intelligenza e intuizione musicale e psicologica” e Lauri Volpi ne scrisse come di «artista soggiogatrice per suggestione ed amabilità». Dopo il ritiro dalle scene, la Melis abbracciò la carriera di docente, pretesa da Zandonai al Liceo Musicale (Conservatorio) di Pesaro. Erano i primissimi anni ’40 e fu là che, in privato, la Melis aveva ascoltato la voce della giovanissima Tebaldi. Fu colpo di fulmine reciproco e la Renata internazionale degli anni a venire, con una devozione durata un’intera vita, dirà che tutto quello che le era servito in scena le era derivato dagli insegnamenti della Melis: “Everything I needed to learn for the stage, I learnt from her.”
Alla bellissima Melis, Puccini aveva personalmente insegnato il ruolo di Minnie, da lei portato a Boston nel gennaio del 1911, a ruota del battesimo newyorchese dell’opera, prima di Parigi (1912) con Caruso. Ed è proprio da una rara immagine d’epoca nel personaggio pucciniano, amatissimo anche dall’allieva Tebaldi, che ci sembra prenda risalto tanto riconoscibile fascino.
Vincenzo Ramón Bisogni