Elizabeth Norberg-Schulz

Sempre, nel riferire della Tebaldi, il primo cenno biografico che più ricorre è quello favoleggiato del concerto del maggio 1946 quando Toscanini riaprì al pubblico la Scala risorta dalle macerie belliche. Fu allora che la giovane Renata si sentì qualificare “Voce d’Angelo” dal severo nume del podio. Nel maggio ’96, a cinquant’anni dall’evento, Riccardo Muti s’incaricò di celebrarne alla Scala la ricorrenza con un concerto che identico ne riprendeva il programma: Rossini, Boito, Puccini, Verdi. A ripetere l’intervento vocale in quel Te Deum verdiano che al soprano aveva dato la prima gloria, si vide avanzare in scena l’elegante figura di Elizabeth Norberg-Schulz, già attiva sulle ribalte liriche di maggior prestigio e dotata di un bagaglio tecnico appreso a suo tempo in Roma a Santa Cecilia, via via perfezionato con docenti del calibro di Hans Hotter, Peter Pears, Elizabeth Schwarzkopf, sì da guadagnarle ripetuti allori internazionali nonché consentirle di affrontare, stilisticamente ineccepibile, un repertorio particolarmente raffinato (in opera, da Pergolesi e Mozart fino a Poulenc e in Lieder col prediletto Grieg in evidenza). Valga ad esempio quel “raffinata e sicura” meritatole dalla critica nel giugno del ’97 quale Susanna ne Le nozze di Figaro dirette alla Scala da Muti. Un elenco dei più celebrati direttori d’orchestra che l’hanno chiamata a esibirsi dovrebbe iniziare almeno da Solti, Abbado e Kleiber per concludersi con Ozawa. Ancora nell’agosto 2011, un recital marchigiano le ha riguadagnato ampi favori critici. Peraltro, ancora allieva, parlò diffusamente delle sue esperienze musicali chez-Schwarzkopf a Sandro Rinaldi (FOYER, RadioRAI3). Nata a Oslo da padre norvegese e madre italiana, esibì una conoscenza del nostro lessico a dir poco perfetta, sì che, nel pensare all’affinità tra i prodotti cosmetici Schwarzkopf e Schulz (quante brune mediterranee si avvalsero di quei prodotti per virare le chiome in biondo mitteleuropeo) prevedemmo allora per la giovane una carriera affine a quella della grande sua docente tedesca. Oggi, sul fil-rouge del Te Deum verdiano, siede in giuria al Tebaldi, in degna sintonia con la Renata del mito.

Vincenzo Ramón Bisogni
Luglio 2011